Al via i servizi di screening tiroidei al Centro Medico Martini
“Con la pandemia è ancora più importante mantenere in ‘buona salute’ la tiroide rivolgendosi al proprio medico senza trascurare alcun campanello d’allarme. Questa ghiandola svolge importanti funzioni per il nostro organismo come la regolazione del metabolismo, il controllo del ritmo cardiaco, la forza muscolare e il corretto funzionamento del sistema nervoso centrale e periferico. Per converso, la malattia da Covid può alterare la funzione tiroidea creando ulteriori problemi diagnostici e terapeutici” (h/t Luca Chiovato, presidente dell’Associazione Italiana della Tiroide, coordinatore e responsabile scientifico della Settimana Mondiale della Tiroide).
Le malattie della tiroide sono molto frequenti nella popolazione: sono oltre 6 milioni gli italiani con un problema a questa ghiandola, circa il 10% della popolazione italiana e in primis le donne. (Società Italiana di Endocrinologia (SIE).
Frequente è il riscontro di alterazioni tiroidee in più componenti della stessa famiglia.
L’ ipotiroidismo, condizione nella quale la tiroide funziona poco, colpisce circa il 5% della popolazione italiana, con un impatto sulla salute e la qualità di vita che varia in relazione al grado di disfunzione, all’età e alla condizione del soggetto colpito, con una maggiore vulnerabilità e possibili maggiori danni se insorge in gravidanza o durante l’accrescimento.
Ci sono vari tipi di malfunzionamenti tiroidei:
Ipertiroidismo, cioè un eccesso di funzione della tiroide, esso colpisce circa l’1-2% della popolazione. Sono importanti una diagnosi e una terapia precoci per i disturbi e gli effetti deleteri che l’eccesso di ormone tiroideo può provocare, in particolare a carico del cuore, soprattutto nel soggetto anziano o in chi ha già problemi cardiaci.
Ipotiroidismo che descrive la condizione in cui l’organismo ha troppo poco ormone tiroideo. L’ipotiroidismo è la più diffusa alterazione del funzionamento della tiroide; si manifesta più spesso nelle donne, la sua prevalenza aumenta con l’avanzare dell’età, tanto che colpisce il 15% delle donne ed ha una prevalenza familiare. Anche in questo caso è importante la diagnosi precoce per alleviare gli effetti. Importante è riconoscere i sintomi che comprendono: stanchezza, depressione, accresciuta sensibilità al freddo, incremento di peso, secchezza della pelle e dei capelli, stitichezza, irregolarità mestruali. Le alterazioni del ciclo mestruale si possono manifestare in modi assai diversi: dalla assenza o rara comparsa di flussi mestruali, alla presenza di flussi ravvicinati o abbondanti. Queste irregolarità possono rendere difficile il concepimento; le donne con ipotiroidismo in gravidanza soffrono un aumento del rischio di aborto nelle prime settimane di gestazione. Il trattamento dell’ipotiroidismo riduce questo rischio.
Patologia nodulare tiroidea, causata soprattutto dall’insufficiente apporto di iodio, elemento che serve a produrre l’ormone tiroideo e che è poco presente negli alimenti, in particolare in alcune zone del nostro Paese. La carenza di iodio porta ad un ingrandimento della tiroide chiamato gozzo e al possibile sviluppo di noduli nel 15-20% della popolazione italiana (4-13% della popolazione in età scolare), con un picco del 40% nelle aree particolarmente iodio-carenti. È importante a tale proposito integrare l’apporto di iodio con l’uso del sale iodato. Il riscontro di noduli tiroidei, in particolare nelle donne e nell’età medio-avanzata, è divenuto quindi molto frequente, soprattutto negli ultimi anni anche in relazione all’uso estensivo dell’ecografia che consente di individuare anche noduli molto piccoli e spesso insignificanti. Tra questi noduli la maggior parte è di natura benigna e solo una piccola parte corrisponde ad un tumore e compito dello specialista endocrinologo è individuare i noduli da valutare per la possibile natura tumorale.
Si è assistito ad un aumento anche della frequenza dei tumori della tiroide, in molti casi rappresentati da forme localizzate e poco aggressive; tale incremento viene attribuito in parte a fattori ambientali, ma anche al maggiore impiego delle metodiche di indagine per immagini, soprattutto l’ecografia.
In Italia 7 Regioni hanno intanto raggiunto la iodosufficienza, come rilevato dall’indagine OSMANI condotta su 9 Regioni rispetto agli anni 2015-2019, con una significativa riduzione della frequenza di gozzo in età scolare. I numeri infatti evidenziano che in Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia e Marche il gozzo in età prescolare risulta sconfitto mentre è appena al di sopra del 5,0% nella Regione Umbria (percentuale indicata dall’OMS al di sotto della quale si può parlare di iodosufficienza). L‘ipotiroidismo congenito, che consiste in deficit dell’ormone tiroideo presente già alla nascita e interessa circa uno ogni 2.000-4.000 neonati, può determinare danni permanenti allo sviluppo neuropsichico e fisico del bambino. È quindi importante riconoscerlo con lo screening neonatale e trattarlo precocemente. Un’ampia fascia di popolazione, dunque, deve assumere terapia con ormone tiroideo perché la tiroide non ne produce a sufficienza e lo specialista endocrinologo deve assicurarsi, una volta fatta la diagnosi, che il paziente riceva la giusta quantità di ormone tiroideo, aggiustandola e adattandola alle esigenze specifiche per ogni caso.
La prevenzione e diagnosi precoce tiroidea
Le malattie della tiroide sono in notevole aumento, sia per l’affinarsi delle tecniche diagnostiche, sia perché, instaurandosi una cultura della prevenzione, si arriva a fare diagnosi di malattia in stadi clinici fortunatamente sempre più precoci. Il controllo specialistico con ecografia tiroidea e gli esami del sangue possono diagnosticare la disfunzione tiroidea anche in stadi precocissimi, e prevenire in anticipo tutte le importanti complicanze cardiovascolari, ossee e metaboliche che anche una lieve disfunzione tiroidea, se non riconosciuta e adeguatamente trattata, può determinare.
A tale proposito la Società Italiana degli endocrinologi suggerisce le seguenti linee guida correlate alla prevenzione:
1. Promuovere l’uso del sale iodato per prevenire gozzo e noduli tiroidei;
2. Riconoscere precocemente e trattare adeguatamente con il giusto farmaco e alla posologia più corretta le disfunzioni della tiroide, soprattutto nei soggetti più vulnerabili, come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani;
3. Impiegare l’ecografia solo nei contesti nei quali è giusto utilizzarla, ciò per evitare di diagnosticare piccole formazioni tiroidee spesso non importanti dal punto di vista clinico;
4. Utilizzare l’ecografia soprattutto per selezionare i noduli da sottoporre ad agoaspirato perché presentano dei caratteri che possono essere compatibili con un tumore;
5. Limitare il ricorso alla chirurgia e l’estensione dell’intervento chirurgico laddove indicato;
6. Controllare nel tempo il paziente e fornirgli tutte le informazioni che riguardano la sua patologia tiroidea;
7. Assumere un’alimentazione specifica;
8. Controllare il peso attraverso alimentazione e movimento fisico specifico;